ASTORRE, CUCCA, CIRINNA', VERDUCCI, GIACOBBE, STEFANO, PATRIARCA, PITTELLA, MARINO, FERRARI, MALPEZZI, BITI, MANCA, GINETTI, GRIMANI, ALFIERI, COLLINA, FERRAZZI, PARENTE, D'ALFONSO, VATTUONE - Ai Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
è stata resa nota da alcuni mesi dagli organi di stampa, non solo di settore, la grave situazione in cui versa la Società italiana per condotte d'acqua SpA, terzo attore nazionale nel settore delle costruzioni, con ricavi annui superiori a 1,3 miliardi di euro (dato consolidato 2016), un portafoglio ordini di oltre 6 miliardi di euro e una forza lavoro di circa 5.000 unità, tra dipendenti diretti, delle società partecipate e delle consortili. È presente in Italia e all'estero e vanta una storia ultracentenaria (l'azienda è stata fondata nel 1880). Soltanto nel 2016 la forza lavoro era di 1.195 impiegati e 3.164 operai, esclusi i dirigenti;
tra i principali lavori in corso o in fase di partenza si citano sul mercato domestico la "Città della salute e della ricerca" sulle aree ex Falck a Sesto San Giovanni (Milano), e per quanto riguarda le opere dell'alta velocità italiana la stazione "Foster" e il tunnel a Firenze, i lotti dell'alta velocità Milano-Genova e il primo lotto funzionale delle tratte Brescia-Verona e Verona-Padova; all'estero il tunnel base del Brennero in Austria, la tratta ferroviaria ad alta velocità Oued Tlelat-Tlemcen in Algeria di 130 chilometri, il ponte Storstroem in Danimarca, l'ospedale di Chillan in Cile; nell'importante scenario internazionale è giusto segnalare gli accordi firmati dalla capogruppo Condotte nel mese di gennaio 2016 con il Governo iraniano per circa 4 miliardi di euro. Prima della crisi in Libia la Società aveva sottoscritto un accordo per i lavori di un'autostrada dal valore di 146 milioni di euro. Non ultimo un importante lavoro in Kuwait per la costruzione e la manutenzione di strade ponti e lavori di drenaggio delle acque piovane, fognature e opere minori per Cairo Street dal valore di 316 milioni di euro;
si sta parlando, in estrema sintesi, di una realtà molto significativa dell'apparato industriale italiano che è stata capace, nei suoi 138 anni di storia, di contribuire in modo significativo all'innovazione di settore e portare anche il buon nome dell'imprenditoria italiana all'estero, e che ad avviso degli interroganti deve essere messa nelle condizioni di superare un momento di difficoltà;
in data 15 gennaio 2018 è stata accolta dal Tribunale di Roma la richiesta di concordato con riserva presentata in data 8 gennaio 2018 dalla società Condotte, motivata dall'esigenza, descritta dalla stessa nel proprio comunicato, di "fare fronte finanziariamente al corposo portafoglio ordini (arricchito nel corso del 2017 da nuovi lavori che lo hanno portato a circa sei miliardi di euro) e all'oggettiva difficoltà di incasso degli ingenti crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Condotte S.p.A., nel miglior interesse dei creditori sociali, sta lavorando all'elaborazione di un piano di ristrutturazione aziendale fondato, tra l'altro, sulla costituzione in-house di una NewCo". L'azienda ha quindi prospettato la propria intenzione di varare un "nuovo piano industriale che prevedrà un incremento dell'efficienza operativa e un riequilibrio del capitale circolante, anche attraverso il reperimento di nuove risorse finanziarie e l'allungamento della scadenza media del debito". La scelta concordataria quindi sembra legata alla necessità di mettere al riparo l'azienda da eventuali istanze di fallimento che avrebbero potuto essere avanzate dai creditori, prendendo di fatto tempo per elaborare un nuovo piano industriale in cui prospettare una ristrutturazione del debito;
la società affronta un calo sensibile della finanza, principalmente dovuto all'andamento negativo del settore delle grandi opere infrastrutturali sia in Italia che all'estero, la generale stretta creditizia che ha comportato anche difficoltà di accesso al regolare finanziamento di nuovi progetti e di progetti già avviati nonché ritardi, dovuti principalmente alla natura pubblica di buona parte dei debitori e committenti ed ai lunghi tempi della giustizia italiana, nella riscossione di un ingente portafoglio di crediti, che dapprima l'ha portata ad avviare, nella seconda metà del 2017, un processo di analisi di sostenibilità e di ridefinizione dell'indebitamento finanziario e commerciale delle società da questa controllate, salvo poi deliberare l'avvio della procedura concordataria al fine di metterla al riparo da istanze di fallimento dei propri creditori, che tra banche e fornitori ammontano alla considerevole cifra di circa 1,5 miliardi di euro;
i dipendenti, non appena sono venuti a conoscenza della domanda di concordato, hanno provveduto ad interpellare le principali sigle sindacali e nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2018 si sono tenute numerose riunioni sindacali volte in sia a divulgare le poche informazioni note e disponibili che a valutare azioni da porre in essere per salvaguardare il futuro, anche occupazionale, dell'azienda;
i lavoratori, partecipando attivamente alle assemblee, hanno da un lato sottolineato la preoccupazione per le sorti aziendali anche in relazione alla risoluzione in danno dei contratti in Norvegia da parte del committente e hanno segnalato che nel corso dei primi 3 mesi del 2018 non risultano essere stati pagati gli stipendi e i salari di società consortili controllate dalla capogruppo né tantomeno quelli di altre società facenti parte del gruppo a causa delle difficoltà finanziarie di Condotte. Di conseguenza, il 16 aprile 2018 sono state proclamate 2 ore di sciopero e il successivo 26 aprile è stato proclamato un ulteriore sciopero di 4 ore, con presidio presso il Ministero dello sviluppo economico, in occasione del secondo incontro convocato tra Ministero, società e organizzazioni sindacali al fine di discutere delle prospettive di salvataggio dell'azienda;
ad inizio del mese di marzo sono uscite sugli organi di stampa ("il Messaggero") notizie secondo cui Oxy capital Italia, collegato a un fondo anglosassone presente anche in Portogallo, sarebbe pronto a impegnare 100 milioni di euro per acquistare la maggioranza del gruppo Condotte, ridimensionando Ferfina, holding controllata da Fimoven sas di Isabella Bruno Tolomei Frigerio, che ha in mano il 92,5 per cento mentre un 2,5 per cento è in mano all'impresa Pizzarotti & C SpA di Parma e il 5 per cento sono azioni proprie. Alla stesura del piano industriale propedeutico all'investimento di detto fondo parteciperebbero, con ruoli diversi, Rothschild, advisor di Condotte assieme a Dla Piper, nonché advisor industriali di fama internazionale. L'operazione, studiata dal gruppo di costruzioni insieme all'advisor Rothschild, prevede la creazione in house di una newco che conterrà le attività core del gruppo e una bad company con i crediti, i contenziosi e i debiti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Ci sono circa 30 istituti esposti, tra i quali Unicredit, Intesa San Paolo, Banca popolare di Milano, Monte dei Paschi di Siena e Banca Ifis;
nessuna notizia, nonostante le reiterate richieste, è stata fornita ai dipendenti dagli amministratori della Società, che hanno motivato la reticenza con ragioni di "riservatezza". Nessuna rassicurazione è stata data ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali sulle eventuali iniziative intraprese e da intraprendere a salvaguardia della continuità aziendale e dei livelli occupazionali, non essendo stata nemmeno in grado la stessa azienda di fornire rassicurazioni o comunicazioni sullo stato delle interlocuzioni con gli organi della procedura nominati dal Tribunale di Roma, creando un muro di silenzio, avendo i commissari quali sostanziali interlocutori gli advisor legali e finanziari, artefici della macchinosa procedura avviata dalla proprietà di Condotte;
non è dato, allo stato attuale, conoscere i termini dell'offerta formulata da Oxy capital Italia, ma si teme che si tratti di un'operazione altamente speculativa, affatto interessata a garantire un rilancio dell'azienda, quanto piuttosto a garantire agli investitori un cospicuo profitto tramite una politica di sostanziale dismissione di tutti gli asset positivi dell'azienda;
è opinione degli interroganti che sarebbe importante un interessamento non formale dei Ministri in indirizzo, finalizzato a verificare quali passi si possano compiere per tutelare l'occupazione e garantire il rilancio dell'attività, nonché l'esito positivo della trattativa con le banche;
nell'incontro tenutosi il 26 aprile 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico alla presenza dell'azienda e delle organizzazioni sindacali, alcuna risposta è stata fornita dalla stessa società ai numerosi quesiti ed interrogativi posti dal Ministero e dalle parti sociali al fine di comprendere le reali intenzioni del management e della proprietà di Condotte; il tutto sotto lo spauracchio di un possibile "spezzatino", comunque già ventilato dall'azienda, con la vendita alla concorrenza dei principali asset del gruppo (INSO SpA, Cossi Costruzioni SpA, Tenuta Roncigliano, eccetera), con conseguente ulteriore impoverimento dell'azienda facendo mancare società caratterizzate da specifico ed elevatissimo know how,
si chiede di sapere:
quali azioni di competenza i Ministri in indirizzo intendano intraprendere, stante anche il sostanziale fermo in cui versano le opere di cui Condotte SpA è appaltatore, direttamente o per il tramite delle proprie controllate, considerando le possibili ricadute sull'effettiva possibilità di conseguire l'avvio o l'ultimazione di opere di interesse strategico, anche per effetto della continua perdita di professionalità ad alta specializzazione dovuta alla continua fuoriuscita di personale in ragione delle dimissioni volontarie, e le possibili ricadute negative anche a livello di immagine per il "sistema Paese";
se non ritengano di dover assumere urgentemente informazioni relativamente ad eventuali proposte di acquisto da parte di fondi speculativi (ad esempio fondo Oxy capital) o, eventualmente, di attivarsi per trovare soluzioni alternative a salvaguardia dell'integrità di Condotte e della continuità occupazionale dell'azienda, come accaduto in passato e di recente per importanti realtà aziendali (Ilva, Trevi SpA, eccetera), anche per il tramite di Cassa depositi e prestiti, eventualmente consentendo l'utilizzo in deroga di ammortizzatori sociali.
RIPAMONTI - Al Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. -
l'Italiana Coke, storica azienda della val Bormida, in provincia di Savona, è l'unica cokeria non integrata nel ciclo produttivo dell'acciaio presente in Italia ed è uno dei fornitori strategici dell'industria meccanica italiana: fonderie di ghisa, lavorazione di ferroleghe (freni per auto, tombini), nonché uno dei principali siti di riferimento per la fornitura di coke a livello europeo;
l'azienda dà lavoro a circa 370 dipendenti diretti (comprendendo le società controllate e collegate Funivie SpA e Tafs Srl) e ad oltre circa 150 lavoratori dell'indotto. Italiana Coke svolge la sua attività produttiva in un'area depressa, oggetto di un recente accordo di programma tra istituzioni centrali e locali, e fra queste ultime è coinvolto anche il Comune di Cairo Montenotte;
il futuro dell'azienda appare ancora oggi incerto per la mancanza di alcuni presupposti ritenuti necessari al raggiungimento di un consolidato risanamento;
in data 18 marzo 2015, Italiana Coke ha presentato domanda di concordato in continuità e nel settembre 2015 la stessa ha depositato la propria proposta di concordato ed il relativo piano industriale. Il 20 novembre 2015 il Tribunale di Genova ha dichiarato aperta la procedura di concordato preventivo, successivamente omologato;
all'interno del piano concordatario è previsto un patto paraconcordatario, sottoscritto da Italiana Coke ma non ancora dalle banche;
il passivo concordatario di Italiana Coke ammonta a circa 80,7 milioni di euro, dei quali 4,6 sono crediti privilegiati e 76,1 sono crediti chirografari; ad oggi risulta pagata solamente la parte dei crediti privilegiati;
sulla base del piano concordatario l'azienda avrebbe dovuto realizzare nel corso degli anni 2016 e 2017 un margine operativo lordo di circa 9,6 milioni di euro necessario per pagare i creditori chirografi con periodicità annuale a partire dal 30 giugno 2017;
il risultato economico ed il margine operativo lordo evidenziati dalla situazione patrimoniale ed economica al 31 dicembre 2017, seppure in miglioramento rispetto all'esercizio precedente, sono lontani dalle previsioni del piano concordatario;
ad oggi non risulta ancora erogato il finanziamento da parte di Mediocredito Italiano SpA, necessario per pagare la prima tranche dei fornitori chirografari;
sembrerebbe che la società stia lavorando ad un nuovo piano industriale, patrimoniale, economico e finanziario che differirebbe sostanzialmente dal piano concordatario omologato, con particolare riferimento alle date dei riparti ai creditori chirografari,
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti;
quali siano i dettagli del nuovo piano industriale, patrimoniale, economico e finanziario prospettato dalla società, con particolare riferimento al pagamento dei debiti nei confronti dei creditori pregressi.